Frigole, un luogo
ricco di storia
Non tutti sanno che Frigole, il borgo del quartiere Litorale di Lecce, è stato per la città un’importante riserva agricola e luogo di sviluppo produttivo fin dall’’800. Federico Libertini, tra il 1870 e il 1890, impiegò risorse economiche ingenti, oltre alle sue energie umane, per risanare le paludi del latifondo, richiamando manodopera operaia e agricola, formando il primo nucleo del’attuale borgata, intorno alla masseria. La bonifica fu poi ripresa agli inizi del ‘900, ad opera dei Fondi Rustici che, sotto l’impulso di Antonio Sansone, fecero diventare Frigole un modello di trasformazione sociale e di modernità per l’intera nazione italiana. Sfruttamento dei suoli sottratti alle paludi, impianto di colture innovative, vivai di piante pregiate, allevamento di razze particolari di bestiame e acquacoltura nel lago di Acquatina, moderne macchine agricole, forme più vantaggiose di mezzadria, attirarono molti contadini verso un territorio diventato ormai appetibile.
Dopo l’emergenza della grande guerra si arriva alle definitive opere di bonifica dell’Opera Combattenti che portano all’attuale assetto del territorio, con i nuovi agglomerati di Borgo Piave e Borgo Montegrappa. In quel periodo si sviluppano i più importanti servizi per favorire la stanzialità della popolazione, che ammontava ormai a 800 residenti, resa possibile dal risanamento del suolo e dell’ambiente. L’amministrazione comunale in quel tempo istituiva o incentivava la creazione di opere fondamentali per la vita della comunità. Esistevano infatti scuole primarie, il frantoio, un presidio medico-infermieristico e ostetrico, la chiesa, un servizio postale (incaricato tra l’altro della distribuzione del chinino per combattere l’endemia malarica); si tracciano le strade attuali, sono garantiti i trasporti per la città, si comincia a valorizzare il litorale.
Nel secondo dopoguerra, dopo una prima fase di ulteriore sviluppo per i successi della riforma agraria e della distribuzione delle terre, prende inizio però un lento decadimento del territorio. L’agricoltura è in parte abbandonata, si costruisce abusivamente sui suoli prospicienti il litorale, orrendi lidi di pietra cementificano il lungomare, si installa il poligono militare, che taglia in due il litorale tra Frigole e San Cataldo. Nonostante il totale degli abitanti raggiunga ora quasi le 2000 unità, i servizi si riducono alla presenza dei medici di medicina generale, senza personale infermieristico, e alla scuola materna. Anche l’ufficio postale è stato soppresso nei mesi scorsi perché Poste Italiane lo giudica improduttivo, mentre dal 1° gennaio i trasporti pubblici hanno limitato i loro itinerari.
Insipienza amministrativa ma soprattutto mancanza di una progettualità che coinvolga l’intera area del quartiere litorale, che va da Torre Rinalda a Torre Chianca, fino a Frigole e San Cataldo.
Il Litorale ha anche perso recentemente, come gli altri rioni leccesi, il Consiglio di Quartiere che, nel bene e nel male, rappresentava lo strumento della mediazione politica tra la comunità locale e l’amministrazione comunale. Ogni esigenza, ogni istanza oggi è affidata esclusivamente alla mediazione personale con esponenti del potere politico, poco efficace e fonte più di clientela individuale che di vantaggi per l’intera comunità.
E’ possibile invece valorizzare quel territorio coniugando turismo ecologico e agricoltura biologica, oggi molto richiesti, offrendo in loco occasioni di lavoro e di imprenditoria giovanile non soltanto per i residenti. E’ possibile costruire un progetto di sviluppo per tutta l’area che acceda a fondi comunitari, utilizzando le più varie professionalità, ma partendo dall’esperienza e dal vissuto degli abitanti che, meglio di altri, possono indicare la strada da percorrere.
Intanto però le Amministrazioni Comunale e Provinciale devono adoperarsi per mantenere in vita i pochi servizi esistenti, anche utilizzando forme di incentivazione che attirino soggetti pubblici e privati. Frigole, insieme a tutto il quartiere Litorale è una grande risorsa e può rappresentare un motore di sviluppo per tutta la città; è un grave errore sprecarla.
(I riferimenti storici sono tratti dal Libro di Antonio Passerini:” Una comunità dalle molte radici”, 2012- edito dal Quartiere Litorale)