Possibile risorsa che però versa in stato di abbandono
Il bacino di Acquatina, del quale agli inizi del ‘900 fu tentata inutilmente la bonifica dimostrando di essere un vero e proprio lago lagunare, rappresenta oggi per la popolazione di Frigole una risorsa e un cruccio.
Una risorsa perché storicamente esso è stato per la popolazione occasione di attività produttive con
l’ittiocoltura e luogo di quiete naturalistica, un cruccio perché versa ora in stato di avanzato abbandono.
Negli anni recenti il lago è stato dato in concessione perenne all’Università che ha acquistato quasi tutti i terreni circostanti per farne un centro di ricerca di livello internazionale.
Gestione discontinua da parte dell’Università
Ignorata la popolazione residente
Si è verificato però anche in questo caso quello che molto spesso viene rimproverato all’Università: la separazione e l’estraneità rispetto al territorio; l’Università ha elaborato i suoi piani relativi al lago di Acquatina prescindendo completamente da un coinvolgimento dell’Ente locale e dei residenti.
Un problema fondamentale che l’Università ha vissuto e continua a vivere è che le attività di ricerca che si svolgono ad Acquatina godono di finanziamenti episodici, esclusivamente finalizzati alla creazione di infrastrutture orientate alla ricerca scientifica, per cui, soprattutto nei periodi di scarsità di fondi, essa non è in grado di mantenere il territorio (attualmente uno dei canali di comunicazione col mare è interamente ostruito provocando reflusso d’acqua nei terreni circostanti), organizzare una sorveglianza attiva, evitare furti o abusi. Appare pertanto fondamentale affiancare alla ricerca universitaria attività produttive continuative che, rispettando rigorosamente l’ambiente, anzi valorizzandolo dal punto di vista turistico, offrano quella continuità di fruizione indispensabile perché il luogo sia conservato e ottimizzato.
Aprire un confronto con il Comune e la Regione su possibili sviluppi
L’idea forza, che il Comitato ha già espresso più volte nei momenti assembleari e nel confronto con le istituzioni, è che la presenza dell’Università sia fondamentale e strategica per la conservazione e lo sviluppo produttivo e di studio del lago, ma che sia anche necessario aprire un confronto con il Comune e la Regione per l’attuazione di un piano di utilizzo e sviluppo dell’intera area, rispettando e conservando al meglio le sue caratteristiche naturalistiche.
Prendiamo atto che questo confronto è stato avviato utilmente, chiediamo però con forza il coinvolgimento della popolazione sia nella fase della pianificazione che dell’uso produttivo del lago, trovando occasioni di lavoro in loco e nell’indotto necessario.
Ciò può significare la necessità di prevedere nel Piano urbanistico destinazione di aree limitate per l’accoglienza di ricercatori, turisti e visitatori.