COMITATO UNITARIO per lo Sviluppo di Frigole e del Litorale Leccese

L’Ecomuseo delle Bonifiche: occasione di sviluppo per Frigole e il Litorale

(Articolo pubblicato su La Gazzetta del Mezzogiorno il 09.09.17)

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Quando, sono ormai tre anni, portammo al sindaco e all’assessore al’urbanistica di allora la proposta del Comitato Unitario di Frigole di avviare il processo per l’istituzione dell’Ecomuseo delle Bonifiche, trovammo molta disattenzione e scetticismo. Per questo motivo presentammo da soli alla Regione Puglia, come associazione, la domanda di riconoscimento, pur sapendo che difficilmente senza l’appoggio del Comune di Lecce avremmo potuto ottenerne l’approvazione. Quello che sembrava un sogno difficilmente realizzabile, in occasione del’iniziativa del Comune ‘Lecce è il suo mare’ ha finalmente trovato l’interesse dell’amministrazione di Carlo Salvemini, che ne ha capito l’importanza e la prospettiva di sviluppo per il territorio di Frigole e di tutto il Litorale.
L’agro a nord di Lecce possiede infatti la lunga storia di un territorio ripetutamente trasformato negli ultimi 140 anni dalle bonifiche e colonizzato con l’assegnazione delle terre dei latifondi ai contadini. Nell’Ecomuseo delle Bonifiche vogliamo raccontare questa storia ricca di successi, di eventi ma anche di recenti frustrazioni.
In realtà già il proprietario di queste terre, Federico Libertini, tra il 1870 e il 1890, avviò i primi interventi di bonifica impiegando risorse economiche ingenti, oltre alle sue energie umane e formando il primo nucleo dell’attuale borgata, intorno alla masseria. La bonifica fu poi ripresa agli inizi del ‘900 e, sotto l’impulso di Antonio Sansone, fece diventare Frigole un modello di trasformazione sociale e di modernità per l’intera nazione italiana. Sfruttamento dei suoli sottratti alle paludi, impianto di colture innovative, vivai di piante pregiate, allevamento di razze particolari di bestiame e acquacoltura nel lago di Acquatina, moderne macchine agricole, forme più vantaggiose di mezzadria, tutte queste innovazioni attirarono molti contadini verso un territorio diventato ormai appetibile.
Le definitive opere di bonifica dell’Opera Combattenti e gli ulteriori interventi di suddivisioni e assegnazioni poderali introdotti dall’Ente Riforma negli anni Cinquanta, portano all’attuale assetto del territorio, con i nuovi agglomerati di Borgo Piave e Borgo Montegrappa. In quel periodo si sviluppano i più importanti servizi per favorire la stanzialità della popolazione, resa possibile dal risanamento del suolo e dell’ambiente. L’amministrazione comunale in quel tempo istituisce o incentiva la creazione di opere fondamentali per la vita della comunità. Si attivano tre scuole primarie, il frantoio, un presidio medico-infermieristico e ostetrico, la chiesa, un servizio postale (incaricato tra l’altro della distribuzione del chinino per combattere l’endemia malarica); si tracciano le strade attuali, sono garantiti i trasporti per la città, si comincia a valorizzare il litorale.
Venuta in seguito a mancare l’azione organizzatrice, propulsiva e formativa dell’Ente Riforma ha inizio un lento decadimento del territorio. L’agricoltura è in parte abbandonata, si verificano fenomeni di abusivismo edilizio, i lidi di pietra cementificano il lungomare, si installa il poligono militare, che taglia in due il litorale tra Frigole e San Cataldo.
L’Ecomuseo in realtà non è soltanto un luogo fisico dove si espongono materiali e cartelli informativi, ma è il frutto della “produzione sociale del paesaggio”. In altre parole, nell’ambito delle attività dell’ecomuseo, le comunità di Frigole, Borgo Piave e di tutto il territorio del litorale che fu interessato alle bonifiche, dovranno individuare veri e propri “consigli per l’uso” per la fruizione del paesaggio relativo al proprio territorio. Potranno proporre percorsi di conoscenza di tipo didattico – educativo partendo dalla storia delle grandi bonifiche.
Il luogo fisico più adatto per l’istituzione dell’ecomuseo è lo stabile delle Idrovore, sul litorale di Frigole, opportunamente ristrutturato ed adattato, che ospita le nuove idrovore ancora funzionanti e resti delle vecchie pompe a carbone e a gasolio, che potrebbe arricchirsi di attrezzi agricoli e meccanici utilizzati nel passato, di documenti storici, di fotografie e di pannelli illustrativi. Il lavoro di ricerca svolto da Antonio Passerini e pubblicato nel 2012 dal Consiglio di Quartiere nel libro “Una comunità dalle molte radici. La nascita dei borghi Frigole, Piave e Grappa sul litorale di Lecce ” è stato ora ristampato in occasione del Laboratorio del Paesaggio di Frigole e fornisce già un qualificato supporto storiografico dell’ Ecomuseo delle bonifiche.
La Comunità di Frigole e del Litorale ha in realtà già iniziato il percorso ecomuseale con la creazione della Mostra del Paesaggio di Frigole, realizzata con il SAC Terre di Lupiae, di cui il Comune di Lecce è capofila, ben cosciente che l’Ecomuseo può essere uno dei capisaldi del piano della rigenerazione del litorale leccese, un progetto di offerta paesaggistica e turistica che può essere occasione e motore per un nuovo sviluppo di un territorio per tanti anni dimenticato.

Ernesto Mola

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